
Tutti vorremmo una formula.
Un’equazione perfetta che, passo dopo passo, ci porti dritti al successo.
Non a caso, ovunque ti giri, trovi “metodi infallibili”, “strategie garantite”, “segreti finalmente svelati”.
Ma il successo online è davvero qualcosa che si può replicare come un algoritmo?
O forse è qualcosa di più complesso, più sfuggente, più umano?
Ragioniamoci.
Perché cerchiamo un algoritmo
In un mondo che cambia più in fretta di un trend di TikTok, pieno di variabili che non possiamo controllare, chi non vorrebbe una mappa dettagliata per arrivare dove vorrebbe essere?
Non è un difetto. È il nostro lato più umano.
Di fronte all’incertezza, il nostro primo istinto è cercare appigli solidi, schemi prevedibili, regole chiare, qualcosa da afferrare prima di essere travolti dal caos.
Non perché siamo pigri o ingenui — ma perché il nostro cervello, semplicemente, funziona così: tende a ridurre la complessità per renderla gestibile.
Avere una formula è rassicurante, significa poter dire a sé stessi:
“se faccio A, poi succederà B”.
Significa illudersi — in buona fede — che basti seguire una traccia per essere al sicuro dal fallimento, dall’errore, dalla fatica.
Che se facciamo tutto “per bene”, allora tutto andrà come previsto.
In fondo, vogliamo una cosa semplice: sentirci al timone.
Ma guidare davvero una nave non significa seguire una rotta rigida tracciata in partenza.
Significa adattarsi alle condizioni, decidere mentre si naviga, concetto ben spiegato dal senso originario della parola cibernetica, dal greco “κυβερνητική” (kybernētikē), che significa “arte di governare”, “arte di pilotare”, in particolare l’arte di condurre una nave adattandosi alle contingenze.
Non si tratta quindi di avere il controllo assoluto, ma di correggere la direzione in base a ciò che accade.
Un equilibrio dinamico, non una fantomatica sequenza garantita di azioni e risultati.
Non è sbagliato desiderare sicurezza, è umano, è il modo in cui ci interfacciamo all’ignoto, tentando di addomesticarlo.
Il punto è che, a volte, proprio mentre cerchiamo la sicurezza, rischiamo di perdere il contatto con una verità importante: che il successo non è mai, davvero, una strada lineare uguale per tutti.

Cosa funziona davvero
È vero: alcuni principi funzionano.
La costanza, la capacità di pianificare, la flessibilità nel cambiare rotta quando serve.
Sono strumenti preziosi, e ignorarli significa quasi sempre rendersi il cammino più difficile del necessario.
Ma attenzione: principi non vuol dire formule.
Non basta prendere questi principi, metterli in fila come istruzioni su una scatola di montaggio, e pensare che il risultato sarà garantito.
Due persone possono applicare la stessa strategia, nello stesso mercato, nello stesso momento… e ottenere risultati completamente diversi.
Perché?
Perché la realtà non è un laboratorio sterile.
Ogni progetto, ogni percorso, è immerso in un intreccio di variabili che non si possono replicare né controllare completamente:
la storia personale da cui partiamo, le risorse materiali ed emotive che abbiamo a disposizione, il contesto socioeconomico, il tempismo — a volte anche il semplice fatto di trovarsi nel posto giusto al momento giusto — e i rapporti umani che intrecciamo lungo la strada.
Tutti questi elementi si mescolano, si influenzano, cambiano le regole del gioco mentre la partita è ancora in corso.
Per questo non può esistere una strategia valida per tutti.
Esistono solo percorsi da costruire, passo dopo passo, con lucidità, impegno, ma anche con una buona dose di adattamento creativo.
Il pericolo delle formule preconfezionate
Studiare strategie non è sbagliato.
Anzi, è fondamentale.
Conoscere come funziona il mercato, imparare dai casi di successo, osservare chi è arrivato dove vorremmo arrivare: tutto questo ci dà strumenti preziosi, ci apre possibilità che magari non avremmo visto da soli.
Il problema nasce quando smettiamo di osservare per capire e iniziamo a osservare per copiare.
Pensare che basti replicare la stessa sequenza di azioni di qualcun altro per ottenere lo stesso risultato è una trappola sottile.
Una trappola che può sembrare rassicurante, ma che in realtà spegne la parte più viva del nostro percorso: la capacità di leggere il contesto, di adattare, di creare risposte nuove.
L’ossessione per “seguire la formula giusta” ci toglie potere.
Ci porta a credere che, se qualcosa non funziona, il problema siamo noi.
Che “non siamo abbastanza” per replicare il modello che, invece, “doveva funzionare”.
E in questo circolo, spesso, smettiamo di fare la domanda più importante:
“Cosa serve davvero a me, qui, ora?”
Le formule possono guidarci.
Ma non possono — e non devono — sostituire il pensiero critico che ogni percorso individuale richiede.
Non cerchiamo un algoritmo ma costruiamo il nostro.
Un algoritmo, in senso tecnico, è una sequenza finita di istruzioni definite, pensate per risolvere un problema partendo da uno stato iniziale e arrivando a un risultato preciso.
Per essere tale, deve essere chiaro, deterministico, finito e ripetibile: se ripeti gli stessi passi, ottieni lo stesso esito.
(Più o meno come una ricetta che, se seguita correttamente, ti dà sempre la stessa torta).
Col tempo, “algoritmo” ha smesso di indicare solo operazioni sui numeri ed è diventato sinonimo di ogni procedura chiara e ripetibile.
Solo che nella vita reale — nelle carriere, nei progetti, nelle scelte che contano — non funziona così.
Non basta seguire una sequenza perfetta.
Il successo online potrebbe anche essere un algoritmo, sì — ma non rigido, non preconfezionato.
È un sistema vivo, che si aggiorna in tempo reale e si scrive mentre lo percorri.
Richiede capacità di osservare, leggere il contesto, interpretare segnali ambigui, adattarsi quando cambiano le regole.
Le strategie e le best practice aiutano, sono strumenti utili, senza dubbio.
Ma senza la capacità di capire quando seguire la traccia e quando inventare una deviazione, nessun metodo è sufficiente.
Costruire il proprio percorso non vuol dire ignorare quello che altri hanno scoperto.
Vuol dire saper riconoscere, momento per momento:
- cosa serve davvero a te,
- in quel preciso contesto,
- con le risorse che hai,
- nella realtà specifica in cui ti trovi.
Il successo non è solo questione di eseguire, ma di riscrivere l’algoritmo ogni volta che serve.
Se vuoi una mano per iniziare a scrivere il tuo scopri la mia consulenza.
Ti aspetto.